Lui e l'orso: recensione

Il fumetto di cui voglio parlarvi oggi è stato pubblicato inizialmente da una casa editrice nata a Bologna nota per essere specializzata in tematiche LGBT+, la Renbooks. Purtroppo, dopo l’annuncio della pubblicazione in italiano dell’antologia LOVE IS LOVE (con in più storie inedite di alcuni autori nostrani) nata in America dopo la strage e a sostegno delle vittime di Orlando del giugno 2016 (pubblicata da IDW Publishing in collaborazione con la DC Entertainment), l’editore è completamente scomparso dai social, senza riuscire a spedire tutti i volumi già pre-ordinati. Mi piace ricordare questa casa editrice meteora perchè è stata davvero un sogno che si avverava di un’editoria differente fuori dal mainstream eteronormato e stereotipato. Mentre nel resto del mondo case editrici grosse, come appunto la DC, riescono a creare prodotti sia di intrattenimento che di sensibilizzazione rispecchiando e rispondendo a delle esigenze dei tempi in cui viviamo (basta vedere anche i volumi di Batwoman e altre supereroine), e mentre l’omofobia e la transfobia non accennano a diminuire, in Italia deleghiamo ancora a piccole realtà editoriali e alle iniziative individuali di ciascuno la creazione di opere e contenuti in cui, chi si sente discriminato in qualche modo, ci si possa riconoscere. Esempio virtuoso e raro nella sua unicità è il recentissimo “P. la mia adolescenza trans” di Fumettibrutti di cui avete potuto leggere già in queste pagine. Opere che inducono al coraggio di non vergognarsi per essere come si è, dunque, di diventare se stessi in qualsiasi modo ci si senta. Credo che ogni esperienza sia un monito per le generazioni future e, l’esperienza editoriale di Renbooks, seppur breve, è un buon esempio di come si può fare un certo tipo di editoria  se sapremo guardarci intorno oltre i nostri confini abituali. Ma torniamo al volume di cui vorrei parlarvi. Lui e l’orso (disegnato da Salvatore Callerami e colorato da Antonio Fassio) ha trovato una nuova vita e una nuova casa editrice: Shockdom. Il titolo ha un doppio significato. Letteralmente racconta la storia di Diego e Simone, dapprima coinquilini per poi capire di amarsi e continuare la convivenza. Vivono tanti malintesi e fraintendimenti che creano gag esilaranti. Come nelle migliori commedie americane dramaqueen Simone si reca dalla sua amica “stregona” per avere una pozione che funge da “siero della verità”. Lo fa bere a Diego che, subito dopo, si trasforma letteralmente in un orso, con artigli, fauci e tutto il resto per poi ritornare normale appena dice una verità. Il significato metaforico invece si riferisce alla comunità bear, fatta di persone che si rispecchiano nel modello ursino.

Tendenzialmente uomini omosessuali o bisessuali con il corpo peloso, la barba e una stazza importante. La mascolinità bear è un caposaldo che rifiuta il modello omosessuale efebico, anche se è decisamente frequente che un bear, anche se sia esteticamente maschile, ma si comporti invece in maniera molto femminile. Ovviamente nella storia è raccontato anche il coming out di Diego ai suoi genitori, che non sanno della sua omosessualità. Simone decide di stargli accanto in questo delicato passaggio con tutte le gag del caso che seguono l pranzo di “famiglia” in cui sono invitati anche tutti gli amici della coppia di coinquilini. Vediamo nella stessa tavolata i genitori ignari di Diego e tutta la sfilza di personaggi comprimari che formano una vera e propria famiglia acquisita composta da donne e uomini transessuali, Dragqueen, cisgender, l’ex di Diego appiccicoso, lesbiche, una pappagallina che canta Britney Spears e un misterioso uomo/unicorno e poliamoroso. Per quanto le citazioni a tutto l’universo gay (Italiano e americano) siano esilaranti, lo sono un po’ meno le battute gratuitamente volgari o troppo criptiche per un lettore non abituato “all”ambiente”. Sicuramente ci sono ancora molte ingenuità nella scrittura ma vedo ampi margini di miglioramento. L’autoironia e il divertimento sono una costante di tutto il volume disegnato come le migliori storie Disney. Non mi sono piaciute molto le parti in cui c’è una forzata retorica all’orgoglio gay (ma soltanto perchè sono immersa in una realtà queer per cui certe precisazioni non mi servono) ma capisco la motivazione nello scriverle e le trovo giuste per il pubblico a cui si riferisce il volume. Infatti questo fumetto è consigliato ad un pubblico di maggiorenni 18+ ma l’eroticità esplicita viene ammortizzata da uno stile pupazzoso, tenero e per nulla disturbante.

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